1896, Remington - Sholes n°3

 La macchina da scrivere Remington-Sholes fu disegnata dall'architetto Charles B. Atwood, che tra le sue varie opere progettò il Palace of Fine Arts di Chicago. Questa particolare macchina da scrivere riflette forse il design dell'edificio con la sua imponente forma neoclassica che ricorda un tempio greco. Il materiale di fabbricazione del telaio è la ghisa, come per la maggior parte delle macchine da scrivere, sulla quale però venne eseguita una particolare finitura superficiale che alcuni testi definiscono "bronzata" ma più precisamente bisognerebbe parlare di ramatura.

La Remington-Sholes fu la prima macchina da scrivere ad avere il cestello porta caratteri che si muoveva sotto l'azione del tasto maiuscole permettendo la selezione di queste. L'approccio alternativo seguito da molti altri produttori era quello dello spostamento del rullo, tuttavia con il passare degli anni tutti i produttori finirono per adottare il metodo del cestello basculante perché produceva grandi benefici soprattutto sulle macchine standard a carrello grande.

Il nome deriva da Franklin Remington che era il direttore dell'azienda e da Zalmon Sholes che era invece l'inventore. Va notato che non esisteva nessun legame commerciale con l'azienda Remington, già all'epoca famosa produttrice di macchine per scrivere. Questo chiaramente portò ad una causa da parte della Remington che fu vinta nel 1901. La macchina da scrivere venne allora rimarcata Fay-Sho ed anche il nome della società fu variato in Fay - Sholes Typewriter Co.

Il restauro di questo esemplare è stato molto impegnativo nonostante si sia trattato di un intervento 100% conservativo. È stato un lavoro delicato, un po' come quando sulle ville antiche si va a togliere la pittura o la carta da parati che è stata applicata in passato sopra ai bellissimi affreschi originali perché non erano più alla moda. Similarmente questa macchina fu verniciata a pennello di nero, forse perché non piaceva più la sua particolare finitura ramata. Il problema cui ci si è trovati davanti era quindi quello di rimuovere la vernice senza alterare il rivestimento di rame originale. Si è deciso in primis di smontare pezzo per pezzo tutta la macchina. 

Non si poteva spazzolare con il trapano da orefice né sabbiare in quanto il sottile rivestimento sarebbe stato irrimediabilmente compromesso. L'idea rivelatasi di grande successo è stata quindi quella di compromettere la vernice con dell'acetone puro e poi fare avvenire il distacco tramite la potente macchina ad ultrasuoni che si utilizza per i lavaggi. Non si sono voluti impiegare gli sverniciatori chimici per paura di corrodere il rame. Si è quindi abbondantemente spennellato dell'acetone puro sui pezzi smontati, questo ha causato il raggrinzimento della vernice in quanto fortunatamente quella a pennello non ha la stessa resistenza della nera galvanica che tipicamente veniva impiegata sulle macchine da scrivere. Per quanto riguarda l'acetone puro, siamo sicuri che non compromette per nulla lo strato di rame. Successivamente con il potente bagno ad ultrasuoni si è creato il distacco, favorendolo di tanto in tanto a mano con una spazzola in setola di nylon.

Il telaio principale dopo l'intervento di restauro:

Il restauro della base in legno originale:

La ricostruzione delle viti mancanti della base:

La riparazione della molla di carica:

Il Certificato di Collaudo della REM-SHO n°3: